Milano, luglio 2019,
Una situazione economica in chiaroscuro per l’Italia è quella che emerge dall’edizione 2019 del European Payment Report di Intrum, l’indagine che annualmente studia i comportamenti di pagamento delle imprese e “verso le imprese” .
Il report è stato realizzato somministrando un questionario a 11.856 mila imprese di 29 paesi europei (oltre 524 in Italia).
La recessione.
Il 65% degli intervistati sostiene che l’Italia è già inrecessione mentre per l’11% lo sarà fra un anno, se sommiamo i due dati si arriva al 76%.
Il dato è comunque superiore alla media europea: il 53% degli intervistati in Europa sostiene che la recessione è già in atto, l’Italia è il paese più pessimista dopo la Grecia ed è seguito dal Portogallo.
Per difendersi dalla recessione, il 55% delle aziende italiane pensa di ridurre le spese contro una media europea di 45%, il 40% degli intervistati inoltre pensa di fare meno ricorso al credito. Per contrastare gli effetti della recessione il 29% delle aziende europee pensa ad incrementare le attività di sviluppo del business (sales operations) mentre in Italia solo il 21% ci pensa.
Termini di pagamento lunghi e perdite su crediti
Il 79% delle aziende italiane intervistate soffre di alcune problematiche riguardo alle perdite su crediti, un dato sostanzialmente superiore alla media europea che è del 46%. I termini di pagamento lunghi rappresentano un altro importante problema per il 71% del campione intervistato, mentre il dato europeo è del 50%. Per il 45% del campione le perdite su crediti sono rimaste invariate (dato europeo pari al 47%).
Riguardo alle perdite sui crediti oltre un terzo (il 39% degli intervistati) pensa siano un grande problema.
Il 70% del campione invece pensa che la lunghezza dei termini di pagamento sia il vero problema delle aziende italiane, un problema che neanche i termini di pagamento concordati risolvono. Ai consumatori italiani le aziende offrono in media 27 giorni per pagare (la media europea è di 21) mentre se si passa al B2B la media è pari a 44 giorni (media UE di 34). Ma è con la PA che le cose peggiorano: in Italia al settore pubblico vengono offerte dilazioni fino a 56 giorni (media europea di 33). Nel 2017 al settore pubblico venivan offerti 73 giorni per pagare. Ma la realtà dei fatti è diversa: le imprese italiane vengono pagate in media in 29 giorni dai consumatori, in 48 giorni dalle altre imprese ed in 67 giorni dal settore pubblico (il dato del 2017 era pari a 104 giorni, interessante notare il miglioramento).
“Fra le evidenze maggiori del nostro EPR si nota il ritardo della PA nei pagamenti, anche se i giorni di attesa per essere pagati dallo Stato sono diminuiti - spiega Marc Knothe, CEO di Intrum Italy – rimangono ampiamente al di sopra della media europea, mettere in difficoltà tante imprese che aspettano di essere pagate non fa che peggiorare il morale di tanti imprenditori che lavorano giorno dopo giorno e che, sempre secondo i nostri dati, percepiscono una recessione già in atto”.
“Se, per pura ipotesi - continua Knothe - lo Stato si indebitasse a tassi bassissimi per pagare i propri fornitori potrebbe evitare che le imprese fornitrici si indebitino a tassi più alti per poter sopravvivere, il problema non riguarda solo il ritardo nei pagamenti da parte dello Stato ma anche il ritardo delle grandi imprese private che facendo valere la propria forza continuano a pagare in ritardo i fornitori. Servirebbero – conclude Knothe - misure per disincentivare questi fenomeni e per rendere più veloce la giustizia civile.
Fra i paesi in cui la PA è più veloce nei pagamenti: Bulgaria (11,9), Estonia (12,5), Lituania (12,6), Slovacchia (16,5), Irlanda (23).
I ritardi nei pagamenti
Il 37% delle aziende offre piani di pagamento mentre il 12% accetta in maniera incondizionata le condizioni offerte dalle controparti. Interessante notare come il 37% delle aziende intervistate è disponibile sua sponte ad offrire piani di rientro concordati pur di essere pagata, in ogni caso il 19% delle aziende paga le fatture in ritardo (media UE 8%). Il dato relativo alle aziende italiane che nel 2017 hanno pagato in ritardo le loro fatture era pari al 22%. Il 64% degli intervistati pensa che i rischi derivanti dai debitori siano stabili, un dato comunque al di sotto della media UE mentre le perdite su crediti nel 2018 sono rimaste invariate per il 45% del campione.
Il 72% dei debitori sono in difficoltà finanziaria, mentre il 68% paga intenzionalmente in ritardo, nel 2018 il dato relativo ai debitori in difficoltà finanziarie era pari a 68.
La vocazione internazionale
Il 16,5 % dei pagamenti che le aziende italiane riceve proviene dall’estero (media UE 10,7%), in questo l’Italia è seconda solo al Portogallo dove le aziende ricevono il 18,2% dei loro pagamenti dall’estero.
I pagamenti e la crescita dell’occupazione
Il 40% degli intervistati pensa che pagamenti più rapidi faranno crescere l’occupazione,
ma il dato relativo al 2018 è sicuramente più basso (figura seguente)
La cashless society
Sempre più persone preferiscono pagare beni e servizi in modo digitale e i nuovi metodi di pagamento digitali si stanno diffondendo in maniera consistente, la probabilità di arrivare ad un sistema di pagamenti totalmente cashless varia da paese a paese. In Italia la cashless society sembra avere tempi di implementazione più lunghi forse anche per la paura da parte delle aziende di subire attacchi informatici (il 57% del campione li teme). Una società senza contante richiede un‘economia nazionale in cui le modalità digitali di conduzione delle transazioni economiche (carte di credito, ecc.) abbiano sostituito l‘uso delle monete e delle banconote fisiche. Il 43% degli intervistati italiani pensa che si arriverà ad una vera cashless society fra oltre 10 anni. In tutta Europa, invece il 48% degli intervistati pensa che saremo cashless entro 10 anni. Interessante notare come in Croazia e in Bosnia Erzegovina siano alte le percentuali di coloro che pensano che tutti i pagamenti saranno cashless entro 2 anni.
Per informazioni
Fabrizio Puddu
Marketing Communication Director Intrum
Fabrizio.puddu@intrum.com
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